rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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Mimmo
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rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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DI ANTONIO MARTINO Il premier ha dimostrato che il Paese preferisce ricette bilaterali. Il centrodestra non rappresenta un'alternativa. E' diviso su tutto.
Il tema di Berlusconi è sempre stato lo stesso sia quando ha vinto sia quando ha perso: meno pubblico, più privato, meno spesa pubblica più spesa privata, meno sprechi pubblici più investimenti privati. Una rivoluzione liberale appunto. La maggioranza degli elettori ha sempre detto sì a questa scelta. Che poi non si sia non dico realizzata ma nemmeno avviata è un altro discorso, ma resta lì come agenda per i governi a venire.

siamo ancora ricchi di nostalgici di Stalin, orfani di Mussolini, nostalgici di De Gasperi e craxiani irriducibili, che non possono certo mettersi assieme e governare un grande Paese nel XXI secolo. Il futuro quindi richiede anzitutto un centrodestra che continui (o inizi?) la rivoluzione liberale promessa, che riesca a essere credibile e coeso e vinca le elezioni. Ma richiede anche la nascita di una vera opposizione libera dai pregiudizi del passato, unita attorno a un leader e a un programma comune e condiviso a fondo che si prepari a prendere il posto del centrodestra alla guida del governo. Possibile? Certamente sì. Probabile? Non lo so, ma l'imprevedibilità del futuro è condizione necessaria (e forse anche sufficiente) per rendere la vita meritevole di essere vissuta Antonio Martino



Questo uomo è stato messo da parte insieme alle sue idee,
Eppure è stato uno dei fondatori di Forza Italia.
«Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con noi».
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Re: rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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Sistema pensionistico Tedesco allo stato di fatto attuale 2011.

L’aliquota contributiva del primo pilastro, complessivamente pari al 19,10%, è ripartita equamente fra datore e lavoratore.

Attualmente, l’età legale di pensionamento è di 65 anni per entrambi i sessi (63 per gli invalidi gravi); l’età effettiva si riduce, però, a 61,1 anni per le donne e a 61,4 per gli uomini. Non è previsto alcun limite superiore d’età per il ritiro dal lavoro.

Fino al 2011 sarà possibile il prepensionamento a partire dai 60 anni con 35 anni di contribuzione, o dai 63 anni con riduzione attuariale dello 0,3% al mese.

Per incoraggiare la permanenza al lavoro e scoraggiare il ricorso al sommerso, solo dopo i 65 anni è consentito il cumulo del reddito da pensione con quello da lavoro (autonomo o dipendente). L’importo della pensione viene tuttavia decurtato se dal cumulo emerge un reddito complessivo superiore ad una determinata soglia.

L’importo dei trattamenti è di fatto correlato al reddito medio dell’intera vita lavorativa e ai versamenti contributivi effettuati. Dato lo stretto legame a livello individuale tra contributi e benefici, l’impatto redistributivo del sistema appare abbastanza contenuto
«Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perché acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con noi».
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Re: rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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DANIMARCA TASSE RECORD. Il governo della Danimarca, Paese che, è bene ricordarlo, ha un livello di tassazione tra i più alti in Europa (48,2%) garantisce un reddito sociale e servizi di riqualificazione e ricollocamento dei lavoratori che perdono il posto di lavoro. Le aziende hanno maggiore libertà di licenziamento, ma si accollano i costi della fuoriuscita del lavoratore e del suo reinserimento nel mercato del lavoro.
Il licenziato infatti percepisce il 90% dell'ultima retribuzione per il primo anno di disoccupazione, l'80% per il secondo, 70% per il terzo e 60% per il quarto.
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Re: rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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Francia
La tutela del lavoratore che perde il posto è garantita anche in Francia. Oltralpe si può essere licenziati sia per ragioni individuali sia economiche (di crisi aziendale), ma l'impresa deve garantire al lavoratore un processo di riconversione o riqualificazione.
Le aziende con più di 50 dipendenti devono cioè accompagnare il lavoratore nella ricerca di un altro impiego con corsi di formazione, per esempio. A dire: perdi il lavoro ma hai diritto alla formazione, al ricollocamento e all'assistenza sanitaria complementare. Per farlo, Parigi spende nel “nuovo” welfare il 28,4% del suo Pil.
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Re: rivoluzione Liberale, Welfare in Europa

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GERMANIA, LICENZIARE È DIFFICILE.
In Germania, invece, è più complicato mandare a casa. Il lavoratore può impugnare il licenziamento senza giusta causa restando al lavoro. La reintegrazione avviene solo se un tribunale certifica l'illegittimità della fine del contratto di lavoro.
In ogni caso, il datore si impegna a fornire al dipendente in uscita un attestato di lavoro che lo aiuti a trovare un altro impiego. Chi perde il lavoro in Germania ha diritto a un'indennità pubblica che può arrivare fino al 67% della retribuzione. La durata del sostegno varia a seconda dell'anzianità del dipendente, da 12 a 18 mensilità, i sussidi sono gestiti da un’autorità pubblica, l’Ufficio federale del lavoro.
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